Pulcritudo White

III anno -- Grifondoro

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  1. pulcritudø
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    Un battito di ciglia, apro gli occhi, respiro.


    E' così che ricordo l'inizio della mia vita. Normale, direte. Beh, sarebbe normale se ricordassi il mio primo battito appena nata, eppure no. Io, il primo battito di ciglia che ricordo, fu quello della mia tenera età di quattro anni. E' come se la vita per me fosse iniziata così, con un battito di ciglia, come se d'improvviso mi fossi risvegliata da un profondo sonno che doveva essere durato, per l'appunto, quattro anni. Mi trovavo lì, in quelle quattro mura che loro tendevano a chiamare 'Asilo', che stupido nome. Avevo affianco migliaia di bambini come me, ma diversi da me.
    «Loro non mi capiscono.» Mi ripetevo spesso ad alta voce, o, certe volte, lo ripetevo a mia madre. Ah, mia madre. Grande donna. Babbana, ma grande. Ha un cuore che nemmeno cento Purosangue riuscirebbero ad eguagliarlo. E' sempre stata l'unica a non nascondermi nulla e l'unica a volere che io crescessi nel mondo dei maghi, a differenza di mio padre che, pur essendo un mago, mai aveva voluto che io venissi a conoscenza di quel mondo a suo parere rude e pieno di pericoli. Ma era inevitabile, e lui lo sapeva. Era solo questione di tempo ed i miei undici anni sarebbero arrivati, insieme alla mia lettera della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Vi starete chiedendo come ho fatto a scoprire di essere una maga, dunque. Ebbene, ritorniamo a dieci anni fa. Uscii dall'asilo come ogni giorno, ma, come da copione, un piccolo ed insolente bambino dall'età un po' più avanzata rispetto alla mia, iniziò ad insultarmi. Non mi piaceva essere insultata, ai tempi ero una bambina molto problematica. Iniziò a farmi arrabbiare, a ferirmi moralmente, così, d'un tratto, mormorai «Non la passerai, questa volta.» E così fu. I vetri delle finestre che circondavano me e tutti i bambini appena usciti dalle loro classi, si ruppero. Nessuno si spiegò come, nemmeno io all'inizio. Mia madre, la quale mi stava aspettando come di consuetudine di fronte alle scale di quella piccola scuola dal colore blu sporco, spalancò gli occhi alla vista di quella scena. Aveva capito. Mi attirò a sé e mi portò a casa, dove poté spiegarmi come fosse stato possibile che dei vetri ben intatti e resistenti, avessero potuto spaccarsi senza mai aver dato alcun segno di cedimento prima d'allora.
    «Dobbiamo parlarti.» Mormorò la mia mamma, con un tono compiaciuto ed un sorrisetto stampato sulle labbra.
    «No, Karoline. Potremmo anche non farlo. Non è ancora necessario, ha solo quattro anni.» Ribattè mio padre, la quale figura sembrava essere l'opposto di quella di mia madre.
    I due si guardarono, mio padre abbassò lo sguardo ed io ero confusa.
    «Io so che è il momento giusto, Pulcritudo. L'ho sempre saputo ed allo stesso tempo desiderato che tu fossi come il tuo meraviglioso papà. Una maga.»
    Silenzio.
    "Ma di cosa sta parlando? Una maga? Come quelle che vedo in TV?" pensai tra me e me.
    «No, Pul. Non delle maghe come quelle che vedi in TV, tu sei una vera maga. Oggi sei stata tu a far rompere quei vetri. Eri arrabbiata, sei ancora piccola, non sai controllare la tua magia. Una bambina così piccola che prova una rabbia così forte da spaccare i vetri con le sue emozioni.»
    Non riuscivo a capire, infondo papà aveva ragione, io avevo solo quattro anni.
    Gli altri sette passarono in fretta e la tanto attesa lettera arrivò, la stessa lettera che al giorno d'oggi mi permette di frequentare, da ben tre anni, una scuola in cui imparare a controllare i propri poteri è una cosa di tutti i giorni. Ed oggi, eccomi qui.
    Io sono Pulcritudo ed oggi, 28/10, compio i miei quattordici anni. Ho dei capelli lunghi e biondi, una carnagione chiara e degli occhi blu come il cielo al calar del tramonto. Il mio nome proviene dal latino e significa 'Splendore', terza declinazione, 'Pulcritudo, pulchritudinis'. Lingua affascinante il latino, l'ho sempre amato. Sono una ragazza solare, a cui fare amicizia non dispiace e non le risulta nemmeno difficile. Sempre stata umile e gentile, tranne con chi mi ferisce. Per ferirmi non ci vuole molto, ma riesco a capire quando le persone non hanno veramente intenzione di farlo, ed a quel punto le perdono. So perdonare, ma sono dell'idea che se una persona ti fa del male per la prima volta, la colpa è sua, ma se tu la perdoni le permetti automaticamente di farti ulteriore male, e la colpa, allora, sarà tua. Sono quindi molto cauta nello scegliere i miei amici. O meglio, sono amichevole con tutti, ma in pochi sanno come prendermi davvero. Posso sembrare una ragazzina molto aperta: tutta apparenza. Se molte persone mi conoscessero, si renderebbero conto di non sapere nulla di me. Prima non ero così, ero davvero come oggi sembro. Una cosa mi ha segnata a vita: la morte della mia mamma uccisa dal mio papà. In un'estate di due anni fa scoprii che le cose in famiglia non andavano più bene come i miei genitori volevano farmi credere, soprattutto fra loro. Scoprii anche che il mio papà era caduto in una forte depressione che spesso portava la mia mamma ad essere preda dei suoi pensieri stolti e delle sue magie più oscure. Non mi piace pronunciare le due formule che uccisero la mia bellissima mamma, ma posso dire che da quel giorno non ho più parlato a mio padre, sono scappata via di casa e non l'ho più rivisto. L'autonomia divenne parte integrante di me, esattamente come l'indipendenza. Questa scuola è la mia casa, ormai. Hogwarts è la mia casa, una casa in cui c'è una grande famiglia, ma una famiglia vera, in cui nessuno uccide l'altro, al massimo ci si disarma l'un l'altro, ma non è nulla di grave. Ricordo il mio primo anno qui, tre anni fa, così come ricordo perfettamente l'ansia che pervase il mio corpo il giorno stesso in cui varcai quella grande soglia e venni scortata, insieme ad altri, nella Sala Grande. Un grande banchetto aspettava ogni casata, dunque quattro lunghi banchetti dove potevi trovare leccornie di qualsiasi tipo e se alzavi solo un po' lo sguardo, riuscivi a vedere delle bellissime candele fluttuare in aria in un cielo stellato a dir poco incredibile che faceva sembrare il soffitto invisibile. Solo poco dopo scoprii che era una magia anche quella. Prima del banchetto, ci spettava lo smistamento. C'era uno strano e vecchio cappello che, non appena veniva poggiato sul capo di ognuno di noi pivelli del primo anno, emanava un verdetto. Arrivò anche il mio momento. La professoressa mi chiamò. «Pulcritudo White.»
    Il cappello parlante aveva ormai parlato.

    Grifondoro, Corvonero, Serpeverde, Tassorosso.
    III anno.
     
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  2. Il Cappello Parlante
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    III anno

    C6Nr3U5
    Complimenti, sei stato smistato nella casata dei Grifondoro, il tuo ingresso nel magico mondo dell'Hogwarts Wizarding World è sempre più vicino. Adesso avrai accesso a tutti i contenuti del forum e per tanto ti invitiamo a prendere visione dei punti chiave del gioco di ruolo. La storyline, che potrai trovare cliccando qui!, è aggiornata e ricca di spunti per la tua scheda pg ed il regolamento, lo troverai qui ad aspettarti!, ti aiuterà a districarti tra i molteplici aspetti del nostro magico mondo. Per qualsiasi altra domanda non esitare a contattare lo staff, lo troverai esposto in vetrina tabella!


    [ code © viviænne, solo per Hogwarts Wizarding World gdr ]
     
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1 replies since 9/5/2015, 01:12   74 views
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